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Il 2024 sancirà definitivamente lo stop ai resi gratuiti?

È questa la direzione intrapresa da diverse aziende di fama mondiale per ridurre drasticamente l’impatto ambientale

Questa pratica, attualmente in vigore in altri Paesi, potrebbe ben presto arrivare anche in Italia.

 

Cosa ha spinto i brand a variare la propria strategia logistica nel mercato?

Il “cambiamento di rotta” è riconducibile a un’abitudine sempre più scorretta e consumistica da parte dei clienti di tutto il mondo che, rassicurati delle politiche di reso user-friendly, acquistano diverse varianti di prodotto per poi rispedire tutti i beni indesiderati al mittente.

Oltretutto, il fenomeno del “reso compulsivo” ha creato ingenti difficoltà economiche anche ai grandi colossi del mercato che, oltre a interfacciarsi con i costi elevati per la gestione delle richieste, sono i primi a dover rispondere della propria responsabilità sociale d’impresa, implementando delle misure operative di riguardo per le emissioni ambientali.

  • Amazon USA ha introdotto una tassa di 1$ per i resi effettuati presso i punti UPS.
  • Zara UK richiede 1,95 £ per i resi degli acquisti online.
  • Abercrombie ha annunciato che da Gennaio 2024 la restituzione o il cambio saranno garantiti solo attraverso il corriere “preferito” dall’azienda, o nei negozi fisici.

È emerso chiaramente che le politiche adottate finora rappresentano un modello insostenibile nel lungo termine: attualmente, il successo di un progetto di e-commerce è determinato principalmente dall’ottimizzazione dei molteplici costi associati alla vendita del prodotto.

I soli costi di produzione del bene hanno un impatto irrisorio dinanzi agli investimenti necessari per la promozione, la logistica, l’organizzazione e l’assistenza clienti.

I colossi del settore in passato non hanno esitato a farsi carico delle spese di reso, sfruttando questa strategia per esercitare pressione sui competitor e mantenere un posizionamento dominante, come nel caso di Amazon che promuove un’esperienza di commercio facile e conveniente.

Questa tattica, tuttavia, comporta delle sfide, specialmente nei paesi anglosassoni, dove l’atteggiamento spregiudicato nell’e-commerce ha portato a un elevato numero di resi e di conseguenza, numerosi account disabilitati per malafede.

Questa notizia potrebbe rappresentare un crocevia di cambiamento per le regole del commercio elettronico italiano influenzando nello specifico il settore Fashion & Retail.

 

Come sfruttare questa evoluzione per stimolare le conversioni?

  1. Incentiva l’acquisto consapevole: crea campagne di marketing che promuovano l’acquisto consapevole. Puoi evidenziare la qualità dei prodotti, fornire informazioni dettagliate e educare i clienti sulla sostenibilità. Offri incentivi speciali per gli acquisti ponderati come un loyalty program esclusivo.
  2. Implementa dei tool virtual try-on sull’ecommerce: limita il più possibile i dubbi dei consumatori relativi alle varianti prodotto, alle taglie e ai colori fornendo un approccio più interattivo delle semplici misure del capo comunicate nella scheda prodotto. Fai in modo che l’utente possa provare virtualmente il capo, testarne la vestibilità o comunicare con un AI chatbot precedentemente istruito.
  3. Partnership con realtà sostenibili: se incline ai valori del tuo brand, ricerca delle collaborazioni con aziende di logistica che promuovo una consegna sostenibile. Comunica questa collaborazione nelle tue campagne per intercettare quel segmento di pubblico sensibile all’impatto ambientale.
  4. Promuovi il reso in negozio: comunica al tuo pubblico che, se desiderano restituire un prodotto, possono farlo gratuitamente recandosi direttamente in un punto convenzionato o eventualmente, in un negozio fisico. Questa pratica stimola notevolmente la sinergia tra i canali di vendita e riduce le frodi relative ai presunti prodotti danneggiati. Offri upselling, iscrizioni o promozioni speciali in-store per i clienti che completano un reso in negozio.

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Luca Alberigo

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