Perché un Osservatorio per il commercio elettronico dedicato alle PMI? parola a Luca Alberigo, Chief Digital Officer GBS

L’OICE è un’iniziativa che, prima come professionista e poi, dopo aver condiviso il progetto con i miei soci e colleghi, come azienda, ho fortemente voluto e in cui ho creduto sin dal primo momento. 

Vorrei infatti esprimere orgoglio e gratitudine nei confronti del gruppo di lavoro che ha messo in piedi e portato avanti un progetto “ambizioso” e di valore per il nostro territorio e per tutto l’ecosistema produttivo.

Oggi, quando ci guardiamo indietro di 16 mesi, tornando a prima della pandemia, abbiamo la sensazione che tutto sia stato stravolto. Il mondo, le dinamiche sociali, per come le conoscevamo, si sono totalmente ribaltate e i paradigmi sono saltati. 

Oggi, a ottobre 2021, si potrebbe avere l’idea che il cambiamento sia stato compiuto e che la velocità evolutiva tornerà ai ritmi precedenti. In realtà, però, il processo di cambiamento è inarrestabile, ed è solo all’inizio. 

I soggetti che per decenni sono rimasti indietro, in attesa di valutare l’adozione del digital, sperando o aspettando che determinate dinamiche fossero più chiare, hanno dovuto ripensare il proprio modello di business in maniera repentina, per far fronte a un cambiamento epocale, che rischiava di sopraffarli.

Anche grazie all’OICE possiamo testimoniare questo cambiamento epocale e fare la nostra parte per aiutare le PMI a ottenere il meglio per il proprio business, sotto forma di informazioni e cultura, da ciò che troppo spesso viene semplificato (senza spiegarlo, né comprenderlo a fondo) con il termine di “digital transformation”. 

I dati parlano chiaro: sono cresciute del 50% quest’anno, le aziende che in Italia vendono esclusivamente online; e le aziende che vendono cross medialmente (sia utilizzando online che offline) sono passate dal 9% al 17,2%. Le aziende vanno dove possono generare profitti e, se per mesi i clienti sono rimasti bloccati in casa e, in quel periodo, hanno dovuto modificare le proprie abitudini di acquisto, si è reso necessario favorire il nuovo scenario. Nei primi mesi della pandemia, i consumatori hanno speso online il 24% in più rispetto all’anno precedente. 

Il 75% delle persone che hanno comprato online, non lo avevano mai fatto prima. 

I comparti che sono andati meglio, sono in prima linea la salute e bellezza, food & beverage e l’abbigliamento. Per approfondire la natura di questo cambiamento e il reale impatto business generato attraverso le digitalizzazione delle imprese del territorio, abbiamo deciso di promuovere la prima ricerca dell’Osservatorio Italiano per il Commercio Elettronico delle PMI.

Quali sono le prime assunzioni che abbiamo rilevato? 

In primis, che il digital c’è, ma spesso non si vede, molto più spesso lo si comprende a fatica. 

Quasi il totale del campione intervistato possiede almeno un asset digitale, spesso un sito web. I siti ci sono, perché ci devono essere, ma vengono progettati su logiche spesso anacronistiche, non immaginati per un uso in mobilità. Le performance povere e la scarsa responsività sono segnali che confermano la mancanza di sensibilità da parte dei manager e delle imprese che intendono dotarsi di un asset digitale al passo con i tempi.. 

Quando si passa a mappare le azioni di promozione implementate, ecco che si può osservare la mancanza di consapevolezza e di metodologia strategica. In primis, sui contenuti e sulla conseguente creazione di valore. Ancora oggi le aziende devono fare uno sforzo per comprendere la necessità strategica di disegnare, sviluppare, ottimizzare e monitorare un asset digitale importante come il proprio sito web in sinergia con un partner esterno, che sappia evidenziare i punti di forza, di criticità e di attenzione per costruire un percorso digital di successo. 

Spesso le aziende si fermano a vedere il proprio sito web come una versione multimedializzata del proprio press kit, quando invece il sito web dovrebbe essere il centro di una strategia digitale di comunicazione, di marketing e di posizionamento che migliora il percepito aziendale e la comunicazione con i propri stakeholder. 

I consumatori, così come i buyer nel B2B, quando devono modificare i comportamenti di acquisto per valutare un nuovo prodotto o un nuovo fornitore, si informano attraverso risorse editoriali che la maggior parte delle volte provengono dal digital asset dell’azienda promotrice. Cercano risorse di valore e si aspettano di essere accompagnati dalla fase della scoperta, sino al momento dell’acquisto. Senza parlare di ciò che dovrebbe avvenire dopo il momento di conversione, per consolidare la relazione con il cliente e facilitare la trasformazione in “fan” o “brand ambassador”, in modo che esso possa fidelizzarsi e generare nuove opportunità. 

Ciò detto, si legge dalla ricerca che il 71% del campione analizzato non adotta alcuna strategia di content né attraverso il proprio sito né per mezzo di altri asset digitali, rendendo evidente da un lato il desiderio di promuovere la propria attività attraverso i canali digitali, ma dall’altro lato dimostrando l’incapacità di interpretare le regole e le best practice del mondo digital, rendendo dunque spesso inefficaci le proprie attività di promozione e di digital marketing. 

La ricerca dell’OICE mappa, canale per canale, lo stato dell’arte del digital a metà del 2021 sul territorio nord italiano e scandaglia le mancanze di cultura necessarie a perseguire un “full digital potential”. Spesso manca l’ottimizzazione dei contenuti per facilitarne la trovabilità all’interno dei motori di ricerca; l’allocazione di budget molte volte non segue nessuna ratio rivolta al ritorno dell’investimento; l’email marketing viene usato al massimo per mandare gli auguri di natale e comunicare la chiusura aziendale ad agosto quando invece dovrebbe essere uno strumento con cui segmentare la comunicazione della propria audience. 

E infine i social, storicamente utilizzati come flusso comunicativo unidirezionale, oggi rappresentano una grande opportunità per creare un legame, da rafforzare nel tempo, con il proprio mercato. Il tempo trascorso online sta tendenzialmente aumentando, ed è per questo motivo che diventa sempre più strategico costruire una presenza relazionale online forte, trasparente e credibile, comprendendo in profondità che i messaggi broadcast, così come la comunicazione monodirezionale, non rappresentano più un modello attraente (ed efficace) per interlocutori. 

Il mondo si sta digitalizzando. L’Italia si sta digitalizzando. Ne sono testimonianze i balzi evolutivi fatti in poco tempo a livello infrastrutturale: i pagamenti cashless, lo spid, la dematerializzazione della Sanità, i sistemi di messaggistica istantanea e, più in generale, la quantità di app, dati, servizi disponibili direttamente nello smartphone per digitalizzare ciò che prima si faceva con metodi e processi tradizionali. 

Se da una parte, i consumatori hanno la possibilità di ottenere di più, in qualsiasi momento, senza necessariamente dover utilizzare un PC, dall’altra le aziende, soprattutto quelle di piccole e medie dimensioni, muovono ancora investimenti timidi e spesso in ritardo. Questo ritardo potrebbe essere fatale, proprio perché in tutti gli altri paesi il percorso di digitalizzazione è già in atto da tempo, i mercati stranieri, competitivi e verso la saturazione, iniziano con interesse e una certa golosità a guardare quelli non ancora maturi, come il nostro. 

Più di un settore, in Italia, negli ultimi anni ha visto un cambio di leader. Qualcuno che è riuscito a imporre la propria presenza, entrando in un mercato attraverso l’ingresso (ritenuto) secondario, rappresentato dai nuovi canali, nuovi strumenti e nuovi modelli di business che affondano le loro radici del digital. 

Nella ricerca abbiamo infatti rilevato il desiderio e il bisogno di digitalizzazione da parte di tutti gli stakeholder. Quasi l’80% intende avviare un piano di sviluppo strategico digitale. Le motivazioni spaziano dal percepire che sia giunto il momento giusto per digitalizzare le aziende; perché magari in azienda è in atto un cambio generazionale; oppure perché si pensa al digital come “scialuppa” di salvataggio per compensare crisi in altri canali distributivi; infine perché lo stanno facendo i competitor e ci si vuole allineare alla concorrenza.

Senz’altro la parte difficile rimane individuare il partner giusto con cui ideare, operare e monitorare i propri processi di digital transformation e di implementazione del digitale all’interno dei processi produttivi, di comunicazione e di marketing. Se è vero che manca cultura digitale nelle aziende, è purtroppo altrettanto vero che questa spesso, purtroppo, viene meno anche quando si parla anche ai “player”, che si propongono di supportare i propri clienti nella transizione online. 

Agenzie troppo verticali ipersemplificano un contesto naturalmente complesso e multidisciplinare, vendono singoli servizi come fosse la panacea di ogni male. Liberi professionisti che non rimangono al passo con i cambiamenti in atto fermandosi a tecnologie già superate. Aziende incapaci di assumere in azienda collaboratori con le giuste competenze, in grado di far intraprendere il corretto percorso di trasformazione digitale. Questi aspetti critici che emergono dalla ricerca, in larga parte, possono essere confermati dalla percezione empirica che rileviamo quotidianamente nel confronto con i nostri clienti. 

È necessario un cambio di passo nel miglioramento delle competenze di chi opera nel campo del digital, così come è vitale che le aziende stesse diventino più consapevoli, aumentando le conoscenze interne e/o ingaggiando partner più preparati e competenti.
La sfida digital è in atto, e si gioca con regole e velocità non ancora comprese da tutti. Ma noi siamo qui per fare chiarezza e offrire alle aziende un partner strategico, tecnico e culturale per affrontare la digital transformation con serenità, successo ed entusiasmo.  

Attraverso L’OICE intendiamo fare chiarezza e cultura sul territorio. 

Questo è l’inizio di un’avventura che speriamo coinvolga il maggior numero di attori sul territorio per portare finalmente la rivoluzione digitale, quella buona, nel paese più bello del mondo! 

 


Per il lancio di un prodotto innovativo per l’ecommerce intelligence siamo alla ricerca di beta tester

Aggiornato in data 15/12/2021

La business unit di GBS Group dedicata allo sviluppo di software innovativi sta sviluppando un software proprietario in grado di analizzare, ottimizzare e rielaborare i dati di uno shop online per offrire agli e-commerce manager uno strumento di analisi dati, smart, immediato, utile e a prezzi accessibili anche per le piccole e medie realtà del commercio elettronico. 

Per concludere la prima fase di sviluppo, stiamo selezionando i tester per il nostro nuovo software data intelligence per e-commerce che lanceremo nel 2022.
Stiamo cercando e- commerce manager e e- commerce strategist  e specialisti digitali con una passione per l’analisi dati e per le strategie di vendita data driven. 
Se sei interessato all’utilizzo del software in anteprima e accedere a contenuti premium sull’analisi dati per e-commerce clicca qui in basso e compila il form

Il prodotto sviluppato dal team .dev di GBS è una piattaforma online per e-commerce che permette di analizzare i dati di vendita dello shop e ottenere una  classificazione dei clienti in base al loro comportamento di acquisto.
La piattaforma permette di accedere a un cruscotto di visualizzazione dei dati dell’ecommerce in tempo reale attraverso cui verificare l’efficacia delle azioni di digital marketing in base alle vendite sul proprio negozio online. La piattaforma monitora la frequenza degli acquisti e calcola il valore medio degli utenti e il loro tasso di abbandono. 

“La piattaforma è integrabile con tutti i sistemi di ecommerce e con i software di digital marketing più diffusi (es. strumenti di marketing automation e piattaforme di online adv). La piattaforma permette la personalizzazione del cruscotto dati, visualizzare gruppi di pubblico, classificati in base al comportamento di acquisto e crearne di nuovi in base alle promozioni o altri fattori da monitorare. La piattaforma ospita guide e contenuti per imparare a usare i dati di acquisto per un corretto e-commerce management e aumentare le vendite sul proprio negozio online.” scrive Lorenzo Carella, CTO del gruppo GBS e ideatore del servizio.

Seguiranno ulteriori aggiornamenti in vista dell’uscita pubblica del prodotto, prevista per l’inizio del 2022.

L’OICE presenta la prima ricerca sulla trasformazione digitale delle PMI

L’OICE presenta la prima ricerca sulla trasformazione digitale delle PMI

L’OICE, Osservatorio Italiano Commercio Elettronico PMI, promosso da GBS Group, presenterà la sua prima indagina pubblica: Stato dell’arte delle aziende del Nord-Ovest: presenza sul web e commercio elettronico”, condotta su un campione di oltre 500 piccole e medie imprese del territorio piemontese.

L’evento si terrà giovedì 14 ottobre, dalle ore 18.30 alle 20.00, presso la Fondazione ITS ICT Piemonte, in via Jacopo Durandi 10 a Torino, e ospiterà speaker del mondo digitale, aziende del territorio, esperti e accademici per commentare i risultati prodotti dalla ricerca svolta dall’Osservatorio.

Imprese sempre più digitali, ma ancora indietro

Le evidenze raccolte non lasciano spazio a dubbi. Dai dati rilevati emerge che più della metà delle aziende intervistate non possiede un asset digital performante e, in più dei due terzi dei casi, non sono state adottate strategie di Content Strategy per promuovere il proprio business attraverso i canali online. 

Pertanto, sorge la necessità di aumentare la sensibilità da parte di imprenditori e manager su questi aspetti oggi così cruciali per restare al passo con un mercato sempre più veloce e competitivo.

Il filo conduttore che accompagnerà il Meeting per il commercio elettronico piemontese sarà l’implementazione del Digital nelle aziende italiane, un processo in costante evoluzione che costituisce una vera e propria opportunità di crescita per le realtà imprenditoriali di qualsiasi dimensione e settore. 

Il programma e gli speaker dell’evento

L’incontro si aprirà con la presentazione del progetto OICE, di cui verranno illustrati gli obiettivi, le principali finalità e le attività di ricerca su base trimestrale. 

A seguire, si alterneranno gli interventi di: 

  • Luca Alberigo (Head of Digital Strategy e docente ITS ICT)
  • Roberto Leombruni (Docente universitario presso il Dipartimento di Economia e Statistica “Cognetti de Martiis”)
  • Lorella Primavera (CEO e Marketing Director di LoP Brand)

“Il nostro obiettivo – ha dichiarato Luca Alberigo, socio cofondatore di GBS – è aiutare le PMI del nostro territorio a sfruttare con competenza e consapevolezza le opportunità derivanti dagli strumenti digitali per vendere online. Con l’OICE sarà possibile partecipare a indagini, ricerche, gruppi di studio e focus group che avranno la finalità di condividere iniziative totalmente gratuite con cui migliorare il livello di conoscenza del mondo digitale. Il lavoro che sta svolgendo l’OICE è aperto a tutti, in particolare alle aziende, alle agenzie di consulenza e alle web agency interessate a prendere parte a questo progetto”. 

Un altro importante contributo sul tema dell’evoluzione digitale nell’ambito del commercio elettronico sarà apportato da Lorella Primavera, secondo la quale è “fondamentale poter capire quali sono le leve che contribuiscono a un corretto uso del digitale per favorire la crescita economica del nostro Paese”.

Nella seconda parte, invece, prenderanno la parola i partner promotori dell’OICE, che presenteranno la propria realtà aziendale in relazione al nuovo contesto digitale.

Nell’ordine, sarà dato spazio alle testimonianze di: 

  • Marco Vallario (Chief Executive Officer di Global Business Solution)
  • Giulio Genti (Executive Director della Fondazione ITS ICT Piemonte)
  • Mario Montalcini (Founder e Vicepresidente di Brainscapital) 
  • Francesca Dominelli (Socio amministratore di Key To Learn)

L’evento si concluderà con la presentazione dell’indagine: dalla modalità di selezione del campione agli strumenti di ricerca impiegati, fino ad arrivare ai dati ottenuti dalle interviste rivolte alle PMI che hanno partecipato alla ricerca. 

Le evidenze estratte saranno spunto di riflessione per valutare la portata della digitalizzazione, il suo impatto sulle imprese del territorio e le criticità ancora aperte.

La ricerca è stata promossa e finanziata da GBS Group in collaborazione con la Fondazione ITS ICT per il Piemonte, sede ospitante dell’evento, Brainscapital e Key To Learn. 

 

Il principio di interdipendenza.

Il principio di interdipendenza.

Dalla rubrica “È un’impresa”, di Marco Vallario.

Estate 2021.

«E quindi uscimmo a riveder le stelle». Dopo mesi di sofferenza e di lunga attesa, abbiamo ripreso in mano, seppur con grande attenzione e un po’ di fatica, la tessitura delle relazioni che molti di noi, nostro malgrado, avevano inter- rotto o quantomeno modificato, in questo ultimo anno e mezzo di vita.

Non è un caso che l’intento di un considerevole numero di persone, imprenditori e professionisti, sia oggi quello di tornare a una realtà molto vicina a quella ferma ai primi mesi dello scorso anno. Non è un caso che molte persone considerino questo luglio come un momento di grande impor- tanza, in grado di segnare il passaggio a una ritrovata normalità: costruita sì su basi drasticamente differenti da ciò che ricordavamo della vita prima del marzo 2020, ma pur sempre una quotidianità in grado di offrire nuovi punti di osservazione utili a chi si sta domandando come si possa fare business oggi senza enormi stravolgi- menti, senza indebitarsi all’eccesso e limitando il rischio di imboccare strade a senso unico che portano a chiusure momentanee e conseguenti fallimenti.

Data quest’incertezza, che genera grandi difficoltà a investire con fiducia nel futuro, se desideriamo riprendere il cammino interrotto dobbiamo ricominciare a lavorare su ciò che ha subito un enorme scossone in questo periodo, il nostro sistema di relazioni.

Esiste un paradigma evolutivo che caratterizza noi umani, e che ci differenzia dal resto delle creature che camminano su questa terra, ed è il principio di interdipendenza. Si tratta di un filtro visivo ed esistenziale che influenza la nostra capacità di evolverci e di adeguarci, ed è alla base dei nostri successi.

Nasciamo dipendenti, fisicamente, emotivamente e finanziariamente. La nostra esistenza dipende dalle persone che ci circondano, fin dalle sue prime battute. I nostri genitori ci mettono al mondo, ci accudiscono e senza di loro nemmeno esisteremmo, e nel tempo, se non ci fossero persone in grado di prendersi cura di noi, non riusciremmo a sopravvivere. Poi cresciamo e le persone dalle quali risultiamo dipendenti diventano altre, insegnanti, compagni, datori di lavoro, figure che a vario titolo incontriamo sul nostro cammino.

Nel frattempo, però, in antitesi con la dipendenza sviluppiamo l’indipendenza. Crescendo, diventando maturi fisicamente o mentalmente, ci stacchiamo dalle forme di dipendenza naturale e sociale ricercando l’autonomia, definendo cosa fare per cavarcela da soli e cosa non fare per evitare di ritornare allo stato iniziale. La ricerca dell’indipendenza diventa così un mantra, trasformandosi a volte in una gabbia per la nostra evoluzione.

[…]

L’editoriale completo disponibile su TORINO MAGAZINE.